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mercoledì 19 agosto 2015

Venezia in 6 ore e 13 euro - Cheap and Chic


Preludio:
avevo proprio in mente IL weekend romantico, sognato da mesi, ricamatissimo di baci appassionati al chiaro di luna (pensa te) su un ponte qualsiasi di questa città cartolina. Un classicone totale.
Che a comportamenti rischio diabete da coppietta innamorata stiamo rasenti allo ZERO e con questa eran 1000 punti così, di botto.

Inoltre mi ero anche già messa il cuore in pace: "Venezia è cara" sentenziavo tra me e me. Tanto per darmi il permesso di googolare solo i 5 stelle tra i millemila alberghi della laguna.

POI L'IMPREVISTO.
Anzi. Diciamola tutta.
L'imprevisto sarebbe stato RIUSCIRCI a portare a termine tale ambizioso progetto. Io sono una tipetta impegnata ma LUI. Lui è sistematicamente e inesorabilmente impegnato. E le probabilità che lo sia, sono direttamente proporzionali al grado di romanticheria della proposta.

Me ne son fatta una ragione da anni. Ma non demordo.

E soprattutto. Volevo Venezia? E Venezia ho avuto.




Ne avevo bisogno di Venezia. Conosciamoci, Venezia. 
Non era la prima volta ma un po' si in fondo, era la prima volta di mia iniziativa.
In passato mi ci hanno portato, un po' inconsapevolmente, un po' per caso.

Il battesimo della laguna è avvenuto con il Must Vacanze anni80 a Jesolo con mamma e papà - e chè? non la fai una capatina in una delle città più belle del mondo?
Esistono foto di me 9enne con stormi di piccioni intorno e un paio pure in testa - vaccarana - nella sempreverde piazza San Marco. 
Certe cose vorresti dimenticarle. E infatti, un po' per i lustri passati e un po' per cotanti indicibili momenti, non ricordo nulla o quasi di quella prima volta.


La seconda volta la ricordo come un fugace e lussuoso miracolo.
Telefonata dell'agenzia alle 19:50 di un qualsiasi autunnale giovedì sera. Sei libera domani? Beh, boh. (Fulminea mente locale sul da farsi, codice giallo = cose rimandabili). Si? Per cosa? Spot, si gira a Venezia, partiresti domani alle 11, notte fuori, rientri sabato mattina. Situazione mammina, te lo confermerebbe la produzione tra poco. Pagato tot+tot, che avercene.
Ma certamente. Liberissima. (n.b. il tra poco è diventato mezz'ora e poi le ore 22:10 per la conferma definitiva).
E così senza nemmeno rendermene conto mi son ritrovata a fianco di un altro collega incredulo (il paparino) su questo Taxiboat che dalla stazione ci avrebbe scaricati direttamente nella hall marmorea di un hotel ultramegalusso vista San Marco. Roba da guardarsi l'un l'altro e chiedersi: Naaa, è una candid? Ora ci chiedono il conto?!
Escluso il trucco, la prova costumi e i trasferimenti, il lavoro in sé è durato circa 40 minuti. La produzione era qualcosa di faraonico, raramente ho visto così tanta gente su un set, con decine di comparse in costume ad affollare un campiello da favola. Diodellalaguna, Venezia ce la siamo goduti prima, durante e dopo. La mattina dopo abbiamo passeggiato come turisti e da quel momento è partito il desiderio irrefrenabile (e irrefrenato) di tornarci con il mio Ammmore.




Quel desiderio resta lì nella lista, ma intanto ci ho rimesso piede per una notevole perlustrazione.
D'altronde. Il biglietto di andata, per due, lo avevo prenotato già. Mica si poteva sprecare. Eh.
Ho chiamato un'amica fulminata quanto me, Almondina:
"Gita in giornata. Ma sono tre ore di treno quasi! Sì, rientriamo in serata in tempo per vedere una cosa a teatro ti va? Uh, daje ci sto." Più gliela metti giù folle, più è garantita l'adesione. Certe amiche sono alleate preziose.

E poi, dal treno, Almondina scrive ad un'amica dello stesso calibro, Sunrise, che non vede da anni. Autoctona. Se è libera magari ci accompagna in giro lei.
La miglior cicerona EVER.
Per partire, ci ha svelato l'esistenza dei cicchetti*, in bella mostra nelle vetrine di questi posticini veneziani che a malapena tollerano i turisti. Ecco, avrà la mia riconoscenza eterna. Per questo e molto altro.

*Dicesi cicchetto il crostino con top di delizie random. Ci si riempie il piatto e se ne gode a bordo canale. Con l'altra mano si regge l'ombra de vin. E il pranzo veneziano è servito.


Sunrise ci ha poi accompagnate, nelle restanti 4 ore dal treno di rientro, lungo percorsi pazzeschi, rasenti la folla di plebei, senza mai mischiarvisi. Che giornata patrizia.
L'ho amata. Abbiamo toccato l'apice del godimento con la traversata di un canale, in gondola, al costo di pochi spiccioli in cambio di 40 secondi indimenticabili. Servizio dedicato al lavoratore autoctono, per evitargli la ressa sui principali ponti. TOP.
E poi i campielli nascosti, che o te li indica qualcuno del posto o mai potresti capitarci. E la libreria AcquaAlta coi suoi mici indolenti, guardiani del Sapere. Un piccolo angolo indimenticabile di storia della città.
Menzione speciale per la mozzarella in carrozza della Rosticceria Gislon. Standing ovation. Ne ho dovuta prendere una pure per il viaggio di rientro, bella unta. Che a metterla in borsa era rischio massimo, perciò me la son tenuta in mano avvolta nei fazzoletti, fino a Brescia tipo.



Grazie a Sunrise la nostra balorda gita fulminea a Venezia si è trasformata in un ricordo magnifico. Cheap and Chic.
I suoi racconti della vita a Venezia, con i caratteri tipici della gente di qui (Stèlin, amore, cossa te porto? E ti tocca almeno un braccio), i segreti per vivere questa città magnifica e difficile, sono stati la ciliegina sulla torta. Ogni volta che ci siamo fermate da qualche parte per ristorarci, l'ordinazione in veneziano e le sue chiacchiere coi camerieri ci hanno assicurato il trattamento da concittadini e alla fine della giornata il conto per mangiare e bere in festa è stato di soli 13 euri a testina. Insperato lusso low cost.



Conquistata. Nonostante il caldo indegno di questa estate torrida, e le scarpe sbagliatissime e la tenuta da giapponese convinta, come solo io posso.
Programmo già la prossima visita nella quale srotolare questo percorso in 6 ore nette, in almeno due/tre giorni relax, rivedere Sunrise e soprattutto - tu mi capisci - le mozzarelle in carrozza.

E siccome Plettro avrà da fare anche la prossima volta, Almondina ti prenoto fin da ora. La felicità è godere di quel che si ha - o si può avere, con un po' di fantasia e un paio di amiche da ricovero in neuro. Stèline.



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