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giovedì 27 agosto 2015

Oro Blu oltre le minacce - African Journal DAY 21 and 22

(Stai leggendo una pagina di AFRICAN JOURNAL - il diario del mio viaggio in Zambia nel 2012.
Trovi il resto sotto l'etichetta Africa. Sì, qui le cose semplici vanno alla grande.
Se vuoi altre info sull'associazione con cui sono partita, scrivimi, orsù: esplorattrice@gmail.com)

h 20:00 - Chipata

La giornata di ieri è stata la più lunga e faticosa fin qui.  
Un venerdì 17 coi controfiocchi.


La mattinata è stata spesa per verificare i lavori nell'amato villaggio di CIZIMATI - quanto mi piace quel luogo, santAfrica - e a SIMION e KONKONI.
Le sorprese - brutte - sono state infinite. 
In ordine sparso:
- tubi di numero inferiore a quanto stabilito - per contarli avevamo delegato gli abitanti del villaggio, chi più di loro avrebbe potuto averne maggiore "interesse"? E soprattutto - non ci fidiamo più di nessuno, ahinoi.
- la pompa montata a KONKONI ha una crepa.
- il cemento della struttura dei pozzi è mal rifinito o quasi assente.


A SIMION, il cemento c'era, pare ad opera di un ragazzo del villaggio. ComeCome? Già non ci siamo proprio.  
Ma soprattutto l'impensabile: "l'apprendista" avrebbe messo 150.000 qwacha di tasca sua e aspetterebbe "Pièdone" per essere rimborsato, come indicatogli dallo spudorato "imprenditore" Fox. 
Non ci potevamo credere. Eravamo già persuasi di quanto fosse folle nella sua indecente gestione della situazione ma stavolta la realtà dei fatti ha superato di gran lunga la fantasia. Siamo rimasti senza parole.
Piedone Il Presidente era già furioso e non poteva immaginare quanto lo sarebbe diventato poco più tardi, durante il faccia a faccia con Fox.


Al termine della deprimente ricognizione avevamo elaborato la seguente strategia:
farci portare i tubi mancanti da Fox, procurare il cemento necessario a completare i lavori e dare questi materiali a Bridge, in modo che nei prossimi giorni, con il supporto dell'impresa di Curry, possa completare le opere mal terminate fin qui. 
In ragione di questo "onere" la nostra intenzione sarebbe stata quella di spuntare un prezzo ridotto su quanto ancora dovuto al delinquente Fox. 
Ingenui.


L'incontro col folle si è svolto nel nostro "ufficio" alla Comboni House. Meno di una settimana fa nello stesso luogo gli avevamo stretto la mano in segno di accordo, felici di aver trovato un concorrente all'indiano Curry e fiduciosi che questo incontro ci avrebbe avvantaggiati economicamente e operativamente. 
Lo "scontro" è stato un crescendo costante di tensione. Corista si è risparmiata tanto stress, aveva deciso di mettersi a letto a riposare un po'. 
Fox ha ammesso di aver fatto un errore determinante nell'averci proposto un prezzo così basso - tale per cui non è stato in grado di rispettare gli accordi. TUTTAVIA. Vuole i soldi pattuiti, pur avendo terminato malamente il lavoro. 
Io ero ammutolita da tanto stress, ho lasciato i 4 ragazzi fronteggiare i 3 zambiani ma ho assistito all'intera discussione e ho avuto paura che scattasse una rissa da un momento all'altro.
Hanno parlato inizialmente con calma, l'intenzione era di mantenere i toni contenuti e un linguaggio rispettoso. Le risposte ottuse e le contraddizioni che farcivano il discorso di Fox, nostro peggior rimpianto in carne e ossa, non potevano che far impennare la temperatura dell'incontro. 
Il rifiuto da parte di Fox a considerare qualsiasi cifra inferiore a quella pattuita è stata un trampolino verso una tensione sempre più alta. La sua risposta è stata un No secco: dovevamo pagare l'intera cifra, come se il lavoro fosse stato terminato a regola d'arte o avrebbe chiuso tutti i pozzi da loro scavati.
A queste parole a Piedone hanno iniziato a fumare le orecchie. Credo stesse per esplodere. Si è trattenuto dal prendere per il collo Fox e i suoi accompagnatori. Con tutto il suo impegno, ha evitato di alzarsi dalla sua seduta e si è limitato a ruggire a Fox che era "THE WORST EVER"
Lo ha ripetuto 10 volte, cercando di calmarsi.
Infine ha intimato a Fox di provarci a mettere in atto la sua minaccia e quando il folle ha risposto "E' quello che farò" e si è alzato per andarsene, nessuno di noi ha fatto nulla per fermarlo.
Credo ci girasse la testa vorticosamente.
Se ne è andato col suo seguito, lasciandoci attoniti, preoccupati e profondamente turbati.

Forse non avrebbe potuto mettere in pratica un gesto così estremo - forse gli abitanti dei villaggi glielo avrebbero impedito - tuttavia abbiamo immaginato che sarebbe stato capace di raccontare loro che noi "gli italiani di Bambo Francis" non avevamo voluto pagare quanto stabilito - forse invece avrebbe assillato il missionario dopo la nostra partenza. 
Forse non c'è da aspettarsi un limite all'ASSURDA OTTUSITA' di un uomo disperato come lui. Prima di andarsene ci aveva raccontato che avrebbe infatti dovuto vendere le sue proprietà per pagare i debiti che aveva contratto, per terminare in qualche modo i nostri pozzi - qualora ( o comunque ) noi non avessimo saldato quanto dovuto.

Davanti a tante incertezze, esasperati dall'enorme amarezza che provavamo, senza più tempo davanti a noi da spendere qui per cambiare l'esito di questa pessima collaborazione, abbiamo dovuto abbandonare i nostri propositi di rivalsa economica. 
Le circostanze ci hanno indotto a focalizzarci solo sul nostro obiettivo principale, sul grande motivo per il quale abbiamo lavorato: dare quei pozzi, nel miglior modo possibile, a queste persone.

Tutta quella "schifezza" non avrebbe dovuto uscire da quel cerchio di panchine in cemento, teatro dell'accordo e dello scontro. Perciò abbiamo infine chiamato la banca per disporre il pagamento dell'intera cifra dovuta. 
Il Nordico ha subito dopo chiamato Fox per dirgli: Ok, hai fatto un ottimo lavoro, siamo molto contenti, riceverai i soldi, portaci i tubi mancanti come stabilito. La frase opportuna per seppellire il nostro orgoglio europeo, la giustizia stessa, le nostre preoccupazioni ma soprattutto ogni possibile ripercussione sulla gente dei villaggi. 
Dopo la chiamata, Il Nordico ha però pagato questa rapida ma stressante risoluzione con una crisi di emicrania molto violenta che lo ha steso nell'ora successiva alla battaglia. 


Eravamo davvero tutti molto provati da tanta amarezza.
La minaccia ottusa e folle di Fox: "In nome di Dio, smonterò i pozzi" ci ha derubati del nostro entusiasmo, ci siamo sentiti presi a calci proprio da qualcuno i cui fratelli stiamo aiutando.  
Ci siamo subito preoccupati di cancellare in fretta tanta tristezza - il rischio di avvelenare il nostro spirito e la motivazione che ci ha condotti fin qui è stato grande - ma siamo stati attenti: Luci e Ombre di questa esperienza sono presenti all'attenzione di tutti noi. Ora più che mai.

Resteremo lucidi e impediremo a questo brutto incidente di accecare l'entusiasmo che ci guida. Siamo decisi a portarci a casa un bagaglio di esperienza inestimabile. Avremo con noi una Storia Africana con un lieto fine: Noi andiamo avanti, felici. L'acqua è arrivata - il più possibile incontaminata, prezioso Oro Blu - là dove ci eravamo prefissati, là dove ci era stato richiesto.

In serata ci siamo curati le ferite, siamo usciti dalla missione per qualche commissione e poi preparati per una cena di fine viaggio al lussuoso Protea.
La nostra tavolata da 15 posti al centro del salone resterà negli annali dell'albergo e non credo si ripeterà mai. La cena è stata davvero pessima, a conclusione di questa giornata difficile. Abbiamo atteso i piatti ordinati per oltre un'ora e mezza. Io in particolare ho proprio cannato in pieno: lasagne che sapevano di saponetta e pollo al curry troppissimamente piccante, una vera delusione.
Ma eravamo decisi a stare bene, comunque. Noi 6 avventurieri, Bambo Francis, Padre Temèrughét, Mennea e Risola coi loro figli e infine il nostro best friend, Bridge. 
Uno splendido gruppo.


Quella di oggi è stata l'ultima giornata qui in Zambia, non mi sembra possibile. 
Siamo stati parecchio in città, per comprare regali e oggetti per i banchetti dell'associazione: soprattutto citenge, ma anche maglie della squadra dello Zambia, alcune delle quali scovate nel mercato della città - un posto davvero pittoresco. Lì un ragazzo, che vendeva radio degli anni 80 ci ha sgridato a gran voce "non fotografateci, volete far vedere al mondo che noi siamo poveri". Ci siamo scusati e gli abbiamo spiegato che abbiamo scelto di venire qui perché amiamo lo Zambia. 
Abbiamo anche comprato della canna da zucchero per assaggiarla, una esperienza che ancora mi mancava, deliziosa.
Siamo stati infine spettatori di una inaspettata gara ciclistica nelle vie del centro città. 

Pomeriggio sportivo: partita di calcio Italia-Zambia nel campo di Mennea e infine cena - ultima cena con pizza portata a domicilio in missione. La pizzaiola è la mamma di Susio, un ragazzo zambiano che ha vissuto con la sua famiglia a Bologna per alcuni anni.
Ha voluto giocare in squadra con noi: la nostra punta di diamante, ma abbiamo perso comunque.


I minuti gocciolano via veloci, nessuno di noi sembra aver voglia di rientrare in Italia. Sono state 3 settimane davvero magiche, intense, meravigliose. Ci siamo divertiti ed emozionati, abbiamo vissuto al 100% ogni istante.
Credo che l'Universo abbia apparecchiato per me una lezione ben precisa: nel Fare, nell'Azione, nel Corpo, nel Presente, nello Stare - c'è quanto mi serve per sentire di stare bene - Serena, Connessa, Gioiosa. Non serve molto altro. Ho TUTTO.








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