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domenica 9 novembre 2014

Almeno per un minuto - African Journal DAY 14

(Stai leggendo una pagina di AFRICAN JOURNAL - il diario del mio viaggio in Zambia nel 2012.
Trovi il resto sotto l'etichetta Africa. Sì, qui le cose semplici vanno alla grande.
Se vuoi altre info sull'associazione con cui sono partita, scrivimi, orsù: esplorattrice@gmail.com)

h 11:57 Mpangwe

Ci  siamo persi. 
Siamo da qualche parte ad alcuni chilometri dalla missione di Mpangwe. Bambo Francis in questo momento sta chiedendo indicazioni ai passanti. Pertanto. Siamo nella savana e il nostro unico punto di riferimento ottuagenario sta andando per vani tentativi alla ricerca della pista che ci riporterà alla missione. Molto bene. 
L'unica certezza sono le buche. Ma cosa dico buche. I crateri. Ho una scrittura da terremoto potente, decifrare il diario sarà interessante.


Ecco il sunto dei problemi che stiamo incontrando stamattina: abbiamo visitato alcuni villaggi in zona, (molti di essi, più che villaggi veri e propri, sono Farms, piccole comunità agricole, le loro abitazioni sono versioni African Style delle fattorie nostrane),
abbiamo ricevuto varie richieste per costruire i pozzi da queste parti ma nessuna delle application, alla verifica effettiva, soddisfa pienamente i requisiti. Il precedente gruppo dell'associazione aveva già fornito relazione in merito. Doppia verifica quindi. Ammazza come siamo precisi oh. 
E' facile trarre una conclusione: la scarsa conoscenza del territorio da parte dei padri, i quali vivono da queste parti da un tempo breve (pochi mesi Bambo Francis e un anno circa il padre Gattone che dirige la missione), è la variabile decisiva nella qualità delle richieste. 
Intendo: i villaggi più sviluppati o vicini alla missione (come le stesse Farms) hanno un contatto più rapido ed efficiente coi padri, e hanno inoltrato le loro richieste, le poche pervenute da questo distretto, senza i "requisiti" che l'associazione desidera rispettare. 
E' del tutto probabile che qui intorno, magari a pochi chilometri di savana, ci siano comunità con maggiori esigenze che tuttavia non conoscono l'opportunità di far richiesta del pozzo attraverso le application e che probabilmente i padri, in questo breve tempo trascorso qui, non hanno ancora "raggiunto" e coinvolto con le loro attività. Non ce l'hanno Facebook. No. Qui la comunicazione, i trasporti, l'organizzazione stessa per molti sono traguardi ancora lontani anni luce.



Nei paraggi abbiamo anche visitato la clinica di Kampande dove hanno acqua che proviene da una fonte sulla collina vicina, tuttavia di portata insufficiente rispetto alle effettive esigenze del posto.
C'è gente che si spara chilometri a piedi per raggiungere questo posto. Malati maratoneti diciamo. No, non ci sono ambulanze. 
Valutiamo l'opportunità di scavare un pozzo qui. Tuttavia, un tentativo precedente di cercare una vena d'acqua nel sottosuolo, a circa 15/20 metri di profondità, era fallito e ritentare è particolarmente rischioso. Rischiamo di sprecare denaro perché l'ulteriore lavoro di scavo può facilmente e nuovamente andare a vuoto o anche perché il pozzo potrebbe velocemente "esaurirsi" in seguito.

La vita qui a Mpangwe sembra procedere ad un ritmo più lento rispetto ai ritmi che abbiamo tenuto da Padre Tèmerughét. Sarà il silenzio, l'immersione nella campagna/savana, i micetti che popolano il chiosco della missione..  sta di fatto che ci siamo accordati ad un più languido, morbido modo di vivere. Ora si che ti riconosco Africa, mi somigli maggiormente all'idea di dolce far nulla (o almeno "poco" ecco) che mi ero fatta prima di partire. 
Tra poco dovremmo ricevere notizie da Fox sui lavori in programma oggi e da Bridge sulla sua possibilità di seguirli personalmente.

Oggi è una splendida giornata di sole ma la temperatura è più bassa rispetto a Chipata. L'altitudine è maggiore. Mi piacerebbe passeggiare nei paraggi, qui è tranquillo e sarebbe fattibile avventurarmi anche da sola senza rischi, ma aver rallentato i ritmi mi sta invece ispirando a concedermi un sonnellino al calduccio di questo sole gentile, prima di ripartire alla volta di altre esplorazioni pomeridiane...

h 21:00 

Prima di ricevere notizie da Bridge e Fox abbiamo tutti goduto di un paio d'ore di totale relax. 
E' la prima volta che accade dall'inizio di questa "vacanza". Fin'ora è stata un susseguirsi di impegni quasi frenetico. Certamente inaspettato.
Così la comitiva si è sparpagliata negli spazi comuni della missione, chi a leggere, chi a scrivere e chi a comporre musica. Plettro sta scrivendo un pezzo che mi è già entrato in testa. Regali della savana.

E' infine arrivata la conferma che per oggi i lavori rimarranno fermi, riprenderanno a scavare domani nei villaggi segnalati da Bridge. Nel pomeriggio quindi abbiamo deciso di visitare il terzo e ultimo pozzo scavato durante la permanenza del primo gruppo, alla periferia di Katete.
Nel viaggio verso la cittadina, una 20ina di km dalla missione, ho diviso il sedile posteriore della Jeep con Simila e il suo bimbo. Simila è una donna zambiana che ho incontrato qui a Mpangwe e ancora prima a Kalichero.
Il resto della comitiva, occupa felicemente il cassone della jeep. Io lo trovo divertente ma sole e vento non sono mai stati grandi amici della mia carnagione pallida. Mi concedo solo brevi esperienze lassù, e questa volta non mi dedico alla lettura.
Simila parla un inglese per me abbastanza comprensibile (l'accento da queste parti è un grosso ostacolo) e colgo l'occasione per farle qualche domanda.
Non capisco tutto purtroppo ma colgo che ha 26 anni, che è la sesta di nove fratelli, di cui uno è morto. Mi racconta che suo padre è morto "troppo presto", lei aveva solo 13 anni.
Il suo bimbo è tutto occhi, ti fissa tenero ma non sorride mai, ha lo sguardo a tratti triste, ma vivace. Si chiama Angel e ha 13 mesi. Simila ha lavorato a Chiparamba come cassiera, grazie a Bambo Francis e ora lui la sta aiutando perché ha perso il posto.
Ora ho smesso di fare domande, è lei a continuare il racconto, credo abbia voglia di sfogarsi in qualche modo. Mi racconta che il padre di Angel se ne è andato, lasciandola da sola e che crescere il suo piccolo senza un lavoro e senza aiuto è davvero dura.
"Ho fallito", ha ripetuto alcune volte. Le ho risposto di non preoccuparsi, che è giovane e troverà un'altra persona. Mi ha detto "no, ora no, devo solo pensare a crescere lui adesso".
Mi ha impressionato molto ascoltare la sua tristezza, riconoscere nelle sue parole un senso di colpa fortissimo. "Non è colpa tua" le ho detto, avrei voluto dirle molte altre cose, invece ho preferito prenderle la mano e sono rimasta con le dita intrecciate alle sue per alcuni minuti, "non sei sola, non aver paura" ho aggiunto. Credo che i due sospiri che ha fatto siano stati un modo per ricacciare giù l'emozione che sentiva salire, restare tranquilla per il suo piccolo che intanto le si era addormentato sul petto - dentro al citenge coloratissimo che aveva legato al collo.
Quando è scesa dall'auto - prima di Katete - ho chiesto a Bambo Francis perché avesse perso il suo lavoro a Kalichero. Mi ha spiegato che quando ha conosciuto l'uomo che sarebbe diventato il padre di Angel, tutti l'avevano messa in guardia, dal momento che si trattava di uno sconosciuto di cui nessuno si fidava. Lei se lo era portato comunque in casa - e casa sua era il posto in cui teneva il denaro della cassa che gestiva. In questo modo aveva perso la fiducia dei Padri. Il tizio dopo poco tempo era sparito. Lei si era ritrovata incinta, sola e senza appoggi. Solo Bambo Francis continua ad aiutarla come può.
Ho percepito chiaramente la disperazione di questa donna. Sono le emozioni e i sentimenti che ho riconosciuto nel suo racconto ad avere annullato la distanza - apparentemente enorme - tra lei e me. Quell'attimo di silenzio, mano nella mano, in quel breve tragitto in auto, ho avuto l'impressione potesse unire le nostre culture, le nostre esperienze così differenti su questa Terra. Almeno per un minuto. E' stato molto intenso.

Il pozzo a Katete non lo abbiamo "capito" del tutto. La zona è anomala, ci sono case in mattoni in via di costruzione e molto vicina passa la strada statale per Lusaka. Tuttavia pensiamo abbiano scelto questa zona perché in via di rapida "urbanizzazione".

Al pozzo abbiamo assistito ad una scena magnifica. Una bimba di non più di 4 anni - in un improbabile abitino da "festa" nero e leopardo - è arrivata da sola per riempire i due piccoli contenitori che portava con sé. Si è lasciata aiutare da Piedone, il quale stava ispezionando il funzionamento del pozzo. Mentre lui pompava l'acqua, lei non ci toglieva gli occhi di dosso, era chiaramente perplessa, incuriosita ma molto determinata a portare a termine il suo compitino, nonostante il "pallido" diversivo.
Lentamente, così come si era avvicinata si è allontanata pacifica, con le sue piccole taniche piene, senza mai togliersi quel Punto di Domanda che aveva in fronte fin dal suo arrivo al nostro cospetto. Abbiamo riso teneramente. Era davvero fantastica, nel suo ritmo lento ma pieno di stupore e cura.


A tavola stasera si è svolto una specie di battibecco tra noi e Bambo Francis. Oggetto della contesa assolutamente irrilevante.
Piedone si è ammutolito, credo ci sia rimasto proprio male perché Francis ha usato toni ed insistenza davvero oltre misura - tanto per ricordarci, casomai ce ne fossimo scordati - che è un uomo con un quintale abbondante di difetti, oltre che un anziano prete dalle indiscutibili qualità.
Niente di grave infine ma non passa giorno senza che il "personaggio Bambo Francis" non aggiunga strati al suo già complesso "profilo".
Un vero Protagonista della scena, non c'è che dire.

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