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giovedì 1 maggio 2014

Quella volta che guidava Marilyn

Sono inesorabilmente bionda.
Nel senso più stereotipato del termine. Una Marilyn sovrappensiero alberga in me.

Ed è proprio per farmene una ragione, e amarmi così come sono, che è accaduto tutto questo. E' chiaro.

Al casello dell'autostrada ho notato di essere appena entrata in riserva.

Potrei anche fermarmi qui col racconto, vero? Lo so. Epilogo scontato.
Avevo la mia amica Cina a bordo e uno sconosciuto utente di blablacar che avevo caricato pochi kilometri prima. Si chiama blablacar il servizio no? A allora si chiacchiera. E io come chiacchiero ah, ero allegra pure e allora via di parole che è un piacere.

Passano non so quanti kilometri.
Troppi e - IMPROVVISAMENTE - io lo so.
Sudorazione a mille. Il pensiero Usciamo alla prima o non ci arriviamo al distributore si impone come un ordine. Lo dico ai passeggeri. Silenzio di imbarazzo. Ma no dai, vedrai ci arriviamo mi dice il malcapitato car surfer. Povero, ignaro.
Non lo ascolto. Per fortuna, col senno di poi.
Esco dall'autostrada, dopo pochi kilometri e a 2 soli dal primo distributore segnalato dal navigatore, l'auto si spegne.
Mi sale un'onda di vergogna tale che mi impedisce di dire ai miei passeggeri -  e lo scopriranno solo leggendo qui - che io so perfettamente come procedere. Perchè mi è già successo, di restare a piedi senza gasolio.
Non lo riesco nemmeno a dire. La vergogna è un'emozione potente.
Non mi faccio paralizzare e anzi agisco. Appena la macchina si spegne, tengo a bada commiserazione e imbarazzo. Accosto, e in 4 secondi netti scendo e mi sbraccio.
La prima auto che passa si ferma.
E già di per sè, è un fatto eccezionale. (Ma a pensarci meglio, neanche troppo per una bionda, ci sono anche effetti collaterali positivi no?)
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